Caucus in Iowa, stanotte si iniziano a fare i conti

Questa notte ci sarà il primo vero test per i candidati alle primarie per la presidenza degli Stati Uniti d’America. Quella che parte alle 19 (ore locali) dal ventinovesimo stato dell’unione, è una delle sfide democratiche più agguerrite e più appassionanti al mondo, una campagna elettorale lunghissima, dove si spendono un cumulo di fondi e di energie, dove il confronto continuo con gli elettori può sovvertire i pronostici, dove il circo mediatico globale si mette in moto e spesso conta molto di più di qualsiasi piattaforma politica. Eppure in questa lunga maratona elettorale risiede tutto il fascino della democrazia a stelle e strisce, ma appare anche con chiara schiettezza la brutalità di un sistema fatto di gruppi di potere e di gruppi di pressione che sfruttano la democrazia e la copertura mediatica dell’evento per garantire particolari interessi economici.

Iowa è il primo stato ad esprimersi dal 1972 a seguito di un riordino che si rese necessario dopo il caos della convention finale del Partito Democratico del 1968, durante la quale ci furono scontri tra i manifestanti contro la guerra in Vietnam e i delegati. Il piccolo stato sfrutta il fatto di essere il primo e l’importanza mediatica che ne consegue per trarne vantaggi, le lobby dei vari gruppi economici riescono a garantirsi lauti finanziamenti, come accade per i produttori agricoli che continuano a godere di politiche assistenziali per colture ad etanolo.

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Se è vero che l’Iowa non decide chi vince, è anche vero che, sicuramente, dirà chi non potrà continuare a sperare, infatti questo territorio che era la terra di uno dei ceppi dei Sioux, gli Iowa, elegge solo l’1% dei delegati che poi si riuniranno alla convention finale di luglio.

Per i democratici nelle ultime tre tornate elettorali di primarie chi ha vinto in Iowa, anche a sorpresa, ha poi vinto l’intera corsa, nel 2008 Obama, nel 2004 Kerry e nel 2000 Gore furono vincitori in Iowa e la loro corsa non si fermò più.

Per i repubblicani, la storia è diversa, nel 2012 vinse Santorum e nel 2008 Huckabee, nessuno dei due arrivò fino in fondo nella sfida generale.

Si vota non con le primarie aperte ma con il metodo dei caucus antico metodo mutuato agli indiani Algonquin che prevedeva un incontro tra i leader di varie tribù. I caucus moderni sono strutturati come i congressi dei nostri partiti, alcuni componenti si confrontano con comizi a favore dei candidati, si discute e poi si vota, per i democratici per alza di mano per i repubblicani a scrutinio segreto. Questo metodo è ottimo per capire il posizionamento del voto più politicizzato e spesso a contare sono proprio i comizi e come vengono presentati i vari candidati.

Inizia questa notte uno dei momenti più emozionanti e avvincenti dei regimi democratici di tutto il mondo e anche se spesso le primarie USA si sono trasformate in un patetico reality, ogni volta hanno regalato qualcosa di cui parlare e spesso qualche storia che potesse rappresentare in maniera paradigmatica la realizzazione del sogno americano.

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