DEMOCRAZIA CAMORRISTICA.

Che la camorra voti non è certo una novità, che quest’organizzazione criminale sia stata da esempio, come lo sono state le altre organizzazioni italiane, per il sistema lobbistico globale è un dato di fatto, che la democrazia possa essere sfruttata da coloro che godono del controllo del consenso e che hanno bisogno di indirizzare l’operato di chi gestisce la cosa pubblica per garantire i propri interessi economici è cosa risaputa.

Eppure la questione Quarto, il caso del consigliere comunale M5S del paesone flegreo con più di 40 mila abitanti, dimostra che per ripulire il sistema non bastano certo le urla, i blog e la rete. La camorra ha sempre votato e in alcune realtà ha deciso chi dovesse amministrare la cosa pubblica e chi avrebbe dovuto scegliere il destino di intere comunità ma, soprattutto, la camorra ha deciso a chi sarebbero dovuti andare gli appalti e come sarebbero dovuti essere sprecati i fondi pubblici.

Purtroppo questa situazione non è certo una questione locale, non ci si può certo limitare a pensare che il problema sia solo Quarto o siano solo quei comuni che quotidianamente vengono sciolti per mafia. Il problema è dell’intera penisola, è un problema di metodo, è l’agire camorristico che si è diffuso e che sembra essere diventato l’unico che riesca a creare consenso. Un sistema semplice ed efficiente, che si basa sul voto di scambio, sull’uso di gruppi di maestranze controllate le quali vengono indirizzate sul candidato che possa garantire gli interessi di un determinato gruppo. In questo tempo nel quale nulla sembra distinguersi, nel quale le ideologie non riescono più a coinvolgere le masse, nel quale i partiti e le classi dirigenti non hanno più un sogno da offrire ma sono stati ridotti a semplici contenitori di interessi, la democrazia è sempre più debole.

In questo depauperamento totale del dibattito politico, in un scenario nel quale le differenze non esistono ed il trasformismo è diventato natura, in un sistema nel quale l’unico obiettivo della politica è diventato quello di inseguire il consenso, non ci sono certo le possibilità per l’emersione di quella politica che possa fare della pulizia, della civiltà e del rispetto della democrazia le basi sulle quali costruire finalmente un Paese moderno e serio.

In Italia non siamo mai riusciti a rendere alta la politica, non abbiamo mai interpretato il ruolo amministrativo come un ruolo di altissimo impegno civile, abbiamo sempre messo da parte la dignità, preferendo investire sulla commistione, sulla dipendenza cronica dal potere politico ed economico, creando un sistema nel quale vige la legge del più forte che schiaccia il più debole, del più ammanigliato che prevarica sugli altri, lasciando indietro nella sua solitudine il più preparato, il più corretto, il più civile. Non abbiamo mai realmente conosciuto l’indignazione, la nostra negli anni è stata solo rabbia mista ad invidia, anche quella che sfogammo nel periodo di Mani Pulite, quella che portò in piazza persone anche disposte a tirare monetine verso i simboli di un potere corrotto, quella che fece nascere quel popolo del fax che sembrava voler rimettere l’Italia in piedi. Quella non era indignazione, era invidia di quella parte di italiani che non era riuscita a godere di quella corruzione e di quella commistione. Quel vento, che avrebbe dovuto spazzare via la prima Repubblica ed il suo sistema malato, si spense quando le indagini iniziarono a colpire le persone comuni, quando a essere messi sotto accusa furono le persone normali, quelle che si facevano levare la multa dal parente vigile, quelle che si infilavano il materiale di cancelleria nelle tasche e se lo portavano a casa. La legge non poteva essere uguale per tutti, la caduta dei potenti andava bene, la normalizzazione di un sistema corrotto fin nelle sue più sperdute periferie, come quello italiano, no.

Che la camorra voti non è una novità, oggi però anche i 5 Stelle hanno il loro carico di camorristi, il loro bagaglio di scandali e i loro ossario di scheletri nell’armadio. Chiunque, qualsiasi organizzazione voglia iniziare a sporcarsi le mani amministrando la cosa pubblica, dovrà fare i conti con questa realtà. Non ci sono controlli preventivi che tengano, il sistema è pensato e costruito perché ciò accada, mancano non le norme ma manca quella civiltà, quella cultura e quell’orgoglio che riesca a farci sentire parte di una missione collettiva, appartenenti ad un progetto più grande delle singole sorti individuali di ognuno di noi.

Il problema non è chi la camorra abbia votato, il problema è che tra il metodo camorristico e quello di moltissimi mister e miss preferenze, in tutt’Italia, ma soprattutto in Campania, non vi è nessuna differenza, difficilmente un cittadino italiano vota per spirito di appartenenza o per un ideale, troppo spesso vota per rabbia, per interesse personale, per tornaconto individuale. Il voto è sacro, per garantirci questo diritto molte donne e molti uomini coraggiosi hanno sacrificato la loro vita, purtroppo a guardare lo stato della nostra democrazia quel sacrificio sembra esser stato, ogni giorno che passa, sempre più vano.

La polemica non dovrebbe limitarsi ad accusare i 5 stelle oggi come loro fecero con gli altri soggetti politici, la critica andrebbe fatta all’intero sistema, alle sue fondamenta, all’intero sistema democratico italiano, per poter riscoprire quei sentimenti e quegli ideali sui quali si sarebbe dovuta fondare e sviluppare la nostra Repubblica.

 

Claudio Mazzone

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