Donald Trump
Donald Trump, nato a New York il 14 gennaio del 1946, è la vera novità ed il vero candidato di ferro di queste elezioni primarie. Le sue posizioni oltranziste, il suo razzismo mai celato, il suo sguaiato modo di fare, le sue gaffe sempre cercate, hanno rivitalizzato una competizione che lasciava molto a desiderare.
Il personaggio è di quelli fuori dal comune, un miliardario che nel 1968 prende le redini della compagnia di investimenti immobiliari della famiglia e dopo averla trasformata nella Trump Organizzation ne fa una delle compagnie immobiliari pi+ù floride al mondo. Ha uno spiccato fiuto per gli affari e un incontrollabile voglia di apparire, che lo portano a mettere in mostra il suo brand e la sua persona in tutte le occasioni, incontri di wrestling compresi, camei cinematografici, esperienze televisive come quella del reality The Apprentice che lo vede come presentatore, giudice e produttore dal 2004 al 2015, costretto però a lasciare dopo alcune affermazioni pesanti sugli immigrati per le quali la rete NBC ha dovuto decidere di continuare il programma senza Trump. Il vulcanico miliardario Newyorchese si è piazzato al 314 posto nella classifica degli uomini più ricchi del mondo con un patrimonio stimato di 2,9 miliardi di dollari, ma da buon americano ha dichiarato più volte pubblicamente di poter contare su di un patrimonio di lunga superiore, che si dovrebbe assestare sui 9 miliardi.
Inizialmente membro del Partito della Riforma, del quale è stato sempre uno dei papabili candidati, aderì prima al Partito Democratico e poi a quello Repubblicano, nel 2008 appoggiò infatti pubblicamente Jhon McCain alle elezioni presidenziali contro Obama e nel 2012 si schierò al fianco del candidato ultraconservatore alle primarie repubblicane Gingrich contro Romney.
Il suo modo diretto e per niente polical correct di esprimersi e di lanciarsi in duri discorsi populisti che solleticano gli istinti più bassi degli americani, gli stanno garantendo un gran successo nei sondaggi ed una grandissima copertura mediatica. Se a questo si aggiunge l’appoggio da poco messo in cassaforte, da parte di quella Sarha Palin alla quale fa riferimento quel tea party, che parla all’America più dura ed intollerante, si ottiene un mix pericoloso che però potrebbe davvero portare il miliardario dal ciuffo biondo a giocarsi la sfida per la Casa Bianca. Le sue parole contro i messicani, il suo amore per la politica di Putin, la sua voglia di vivere la Cina come la nuova URSS e chiudere con il gigante asiatico le relazioni commerciali, la sua visione banalizzante degli aspetti complicati del mondo in cui viviamo è sicuramente ridicola sotto certi aspetti, ma riesce a raccogliere il consenso di chi richiede risposte facili e anche immediate.
Certo l’elettorato più moderato è quello che permette di sedersi nello studio ovale e per ora un Trump così oltranzista non sembra capace di poter parlare a quel segmento ragionevole di America che è ancora la maggioranza.