HANNO COLPITO OGNUNO DI NOI
Hanno colpito al cuore. Hanno colpito con una violenza spietata e con una semplicità imbarazzante. Hanno colpito il centro dell’Europa, la città che rappresenta nel mondo quel sistema francese, da sempre laico, da sempre esempio di quel mondo occidentale che si è costruito sul motto rivoluzionario liberté, égalité, fraternité. Hanno colpito con vile inganno, in un venerdì sera che nessuno avrebbe potuto anche solo immaginare che si sarebbe trasformato in un giorno di guerriglia.
Le strade di Parigi, ancora una volta, si trasformano in un campo di battaglia, i parigini, ancora una volta, devono convivere con la paura di ciò che non ti puoi mai aspettare.
Gli spari, i boati, le urla, il caos; la capitale d’Europa è in ginocchio e la paura e lo scoramento è chiara sul volto di Francois Hollande, quando in conferenza stampa, parla di un vero e proprio atto di guerra.
In un vendi sera di calcio, di musica, di tipico relax da fine settimana, il terrore avvolge l’intera Europa. Quel mondo al quale ci siamo abituati, quella civiltà che è costata sangue e dolore all’intero continente è sotto attacco.
Questo attacco, a differenza dei precedenti, ci fa scoprire che non ci sono luoghi sicuri, che non esistono obiettivi sensibili, che anche un piccolo ristorante cambogiano può trasformarsi in un luogo simbolo di questa nuova guerra. Il tentativo di creare il terrore, di attentare alle fondamenta della società occidentale è chiaro. Ovunque si vada si può essere bersaglio, chiunque può essere il nemico, nessuno può sapere quando e come ci sarà il prossimo massacro. Anche andando al teatro ad ascoltare una band metal USA, ci si può ritrovare al centro di un conflitto mondiale che assume sempre di più le sembianze di uno scontro di civiltà.
Oggi dovremmo dedicarlo al dolore, alla solidarietà, al lutto; dovremmo stringerci attorno ai simboli che possono ridare coraggio e dignità all’intero popolo di chi non vuole piegarsi alla violenza. Eppure gli sciacalli italici già si sono lanciati all’attacco, in cerca di qualche retweet in più, sfrutteranno la paura e la rabbia. Ma l’unica reazione che l’occidente può e deve avere è riscoprire la sua cultura, rispolverando le fondamenta del sistema che questa notte hanno provato a far crollare, proteggendo quelle libertà sulle quali abbiamo costruito la convivenza civile nel nostro continente. Per troppi anni l’indifferenza dell’intera società civile nei confronti di un sistema democratico e libero, che garantisce le libertà e i diritti del singolo individuo, l’indifferenza nei confronti dei sacrifici fatti da intere generazioni per far si che quei diritti e quelle libertà si affermassero, ci ha fatto indietreggiare.
Il ragionamento non può partire da una visione globale, dalla risoluzione del caos in cui versano regioni che andrebbero pacificate e riportate ad un ordine reale, ma il fatto che, come i fratelli Kouachi, anche uno degli attentatori della notte scorsa era francese, ci costringe a ragionare anche sul nostro sistema di inclusione sociale.
A non funzionare più forse è anche l’Occidente, diventato un luogo nel quale è sempre più difficile sentirsi parte di una collettività che abbia obiettivi condiviso.
Ma oggi la questione è un’altra, c’è bisogno di ritornare al principale fondamento della democrazia europea: siamo tutti uguali nelle nostre differenze.
Parigi è in ginocchio, ma è una città che non si piega, che non muore, che ha sempre resistito e vinto, e resisterà anche questa volta, con la sua fierezza e la sua caparbietà. Parigi si rialzerà appoggiandosi agli ideali che l’hanno resa modello di libertà nel mondo, solo così i terroristi saranno sconfitto, riscoprendo il significato delle nostre libertà.