IL GOLPE BORGHESE
La notte tra il 7 e l’8 dicembre del 1970, l’Italia Repubblicana ha vissuto una delle pagine più pericolose e più misteriose della sua storia. Nella capitale durante la notte alcuni gruppi di congiurati iniziarono a convergere e si concentrarono in alcune zone prestabilite, in un cantiere di Montesacro di proprietà del repubblichino Remo Orlandini, in via Eleniana nella palustre dell’associazione paracadutisti, in via Arco della Ciambella nella sede di Avanguardia Nazionale, il movimento neofascista di Stefano Delle Chiaie, da Rieti una colonna di 200 guardie forestali è pronta a muovere verso Roma, il colonnello Amos Spiazzi è pronto ad invadere Sesto San Giovanni con le sue truppe. A queste si sarebbero aggiunte altre squadre sparse sull’intero territorio nazionale, gruppi di militanti neofascisti campani, veneti, lombardi erano pronti a prendersi l’Italia con la forza, l’operazione era denominata Tora Tora, a capo di essa c’è il principe Junio Valerio Borghese, capitano della X Flottiglia Mas dal 1 maggio 1943, ed il fine ultimo è quello di abbattere la repubblica e costituire una dittatura militare sullo stampo di quella greca dei colonnelli. Era tutto pronto, anche il proclama che sarebbe stato trasmesso appena preso il potere, l’Italia Repubblicana sarebbe finita quel giorno dell’immacolata del 1970 e la storia del nostro Paese sarebbe stata molto diversa.
Dagli uffici del maggiore Mario Rosa, dove ha sede, la regia politica del golpe, alle 22:15 parte l’ordine di dare avvio alle operazioni. Gli obiettivi erano multipli, occupare gli studi Rai di via Toledo, il Ministero dell’Intero e quello della Difesa, uccidere il Capo della Polizia, rapire il Capo dello Stato Saragat.
Alle 23 il Viminale è gia preso, dall’armeria vengono prelevati 200 mitra, poi improvvisamente all’1:40 dalla centrale politica arriva l’ordine di smobilitazione, il golpe viene annullato, l’operazione viene fermata, il mistero del Golpe Borghese inizia proprio da questo punto in poi.
Sulle motivazioni dell’annullamento dell’operazioni ancora oggi si ragiona, sulla reale possibilità che questo si trasformasse in realtà il dibattito per anni è stato in sordina, nessuno forse aveva il coraggio, nella fragile Repubblica italiana, di dire la verità.
Ad oggi si può sostenere senza indugio che la Repubblica in quel periodo era sotto attacco, che le bombe e le stragi che insanguinarono l’Italia facevano parte di una strategia internazionale che veniva decisa sulle teste dei cittadini inconsapevoli.