IL PD IRPINO E L’ALIENAZIONE DALLA REALTÀ

Se a livello nazionale il dibattito politico si concentra sull’età pensionabile, sulla frattura tra generazioni alla quale stiamo assistendo, sulla crescita e su quello 0,1% che sembra poter cambiare le sorti ed il destino dell’intera nazione; se il dibattito interno al Partito Democratico nazionale, si concentra, assumendo anche i toni aspri dello scontro nelle parole di Bersani e di Cuperlo, sulle amministrative di giugno; in Irpinia il dibattito sembra riguardare ben altre questioni.

La nostra provincia vive infatti in una situazione di pura alienazione rispetto alla realtà nazionale, europea e globale.

Tra le verdi montagne irpine, a tenere banco è soprattutto la perenne ed estenuante lotta di potere che si sta consumando all’interno del Paertito Democratico provinciale; una guerra che ha dato la possibilità a Ciriaco De Mita di apparire come il nuovo che avanza della politica irpina.

I dirigenti democratici, o presunti tali, invadono quotidianamente con interviste e con comunicati i giornali e le televisioni locali; mentre il segretario, Carmine De Blasio, non curante di un documento con il quale alcune componenti chiedevano la sua sfiducia, un documento che ha in calce ben 54 firme dei 100 delegati dell’Assemblea provinciale, continua a girare come una trottola per le redazioni e gli studi televisivi nel tentativo di spiegare le sue ragioni e le sue fantasiose teorie del complotto.

Eppure nulla di meno interessante potrebbe esserci del destino di un segretario provinciale che di certo sta pagando la sua appartenenza ad una corrente, quella dell’ex senatore De Luca, che, visti i risultati elettorali delle regionali, molti vorrebbero ridimensionare all’interno del PD.

Uno scontro che ormai va avanti da mesi, nessuno riesce però a chiudere la partita, in una realtà normale, matura, dove un partito dovrebbe rappresentare la sua comunità e non i vari equilibrismi di potere, la soluzione sarebbe stata veloce e semplice. Sarebbe bastata un’Assemblea nella quale tutti si fossero presi le proprie responsabilità, ragionando con quell’ottica vincente di mettere in primo piano il futuro della comunità e la tenuta del partito e non le piccole beghe e le aspirazioni personali.

In un ambiente normale, non in quello ormai lacerato del PD irpino, un segretario, accortosi di non poter più godere della maggioranza dei delegati, si sarebbe dimesso senza portare il partito allo sfascio e alla dura sfida di una sfiducia.

Purtroppo, troppo spesso in Irpinia siamo stati costretti ad assistere ad uno spettacolo fatto da politici che agiscono per conto e per nome di, purtroppo per troppo tempo i partiti irpini non hanno svolto il ruolo di mediatori tra le istituzioni ed i cittadini, non sono stati quei laboratori di idee e di proposte di cui la nostra società ha un disperato bisogno.

Purtroppo per troppi anni, la politica irpina è stata ad appannaggio di chi ha vissuto l’impegno politico non come una passione, non come la possibilità di mettere  a disposizione della comunità le proprie forze, il proprio impegno e le proprie qualità; ma, semplicemente, ha vissuto l’impegno in politica come la possibilità di prendere parte ad una spartizione, di poter avere il controllo anche banale e minimo, dei luoghi di potere.

Oggi siamo ad un punto di non ritorno, i partiti potranno ritrovare la loro funzione di guida dei processi solo se saranno liberati da chi li vive come una cosa prettamente personale. Il PD si liberi dei vari ras locali, e soprattutto si liberi di chi anche da segretario ha sempre scelto di non scegliere.

La mancanza totale di una leadership vera, trainante, carismatica e soprattutto che possa essere di riferimento per i territori e le comunità, è lampante a destra come a sinistra.

Il PD, che in questi anni ha dimostrato di non saper formare nuova classe dirigente che sia indipendente dai vecchi modi e dai vecchi dirigenti, deve iniziare invece un processo, che probabilmente potrà partire solo da Roma, nel quale riuscire a far rinascere un partito che oggi sembra alla frutta ma che ha dentro di se le qualità e le professionalità per ridare credibilità alla politica. Il Partito Democratico irpino, per primo, deve ritrovare il coraggio di esprimere un segretario indipendente dai vecchi schemi di potere ed una segreteria che possa lavorare con spirito nuovo e senza pregiudizi alle nuove sfide da affrontare.

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