IN SIRIA TUTTI CONTRO TUTTI
La Russia aumenta l’impegno di mezzi militari in Siria dopo che l’aviazione turca ha abbattuto l’aereo SU-24. Nei prossimi giorni arriveranno infatti in Siria le batterie di S-400 , missili capai di colpire bersagli a 400 km di distanza. Queste batterie, insieme con l’incrociatore Moskva, saranno concentrati a difendere le truppe russe nello scenario siriano che si fa sempre più complicato ora dopo ora.
Putin aveva dichiarato che l’azione turca era stata <<Una pugnalata alle spalle di chi è complice dei terroristi>> assicurando che <<non saranno tollerati simili crimini, ci saranno serie conseguenze>>.
Il Primo Ministro Medvedev, ieri, ha rincarato la dose dichiarando che la Turchia ha compiuto un <<atto criminale>>.
La Turchia, da parte sua, cerca di ridimensionare l’accaduto, il Primo Ministro turco Davuntoglu dopo una telefonata al Ministro degli Esteri russo Lavrov, ha parlato di incidente comunicativo e ha assicurato che Turchia e Russia sono amiche.
Ankara continua a sostenere la versione secondo la quale il SU-24 ha sconfinato nello spazio aereo turco e ha diffuso l’audio degli avvertimenti radio lanciati all’aereo russo, per 5 minuti ogni 30 secondi.
<<Attenzione, queste sono le forze aree turche. Vi state avvicinando al nostro spazio aereo. Deviate immediatamente verso sud>>.
Il capitano navigatore Konstantin Murakhtin, il pilota che si è salvato scappando tra i boschi e che è stato recuperato dalle squadre speciali russe, al quale è stata consegnata la medaglia d’Eroe di Russia, ha parlato dalla base aerea di Hmeymim in Siria.
<<È escluso che siamo sconfinati in Turchia, nemmeno per un secondo. Non c’è stato alcun contatto con i turchi, né un avvertimento visivo né via radio>>.
La questione resta aperta ma sembra essere comunque rientrata. La Turchia, da sempre potenza regionale, non ha alcuna intenzione di sopportare una Russia attiva su quello scacchiere che, da sempre, ha vissuto come un proprio campo d’azione. L’abbattimento dell’aereo però sembra mettere in guardia l’intera comunità intenzionale perché un altro evento del genere si potrebbe verificare, soprattutto in una Siria nella quale la NATO e la Russia sono attive contro uno stesso nemico ma su sponde diverse.
La Russia non ha alcuna intenzione di fermarsi. né tantomeno di trasformare questo errore turco in un nuovo strappo con la NATO. Si pensi che il 70% del gas consumato in Turchia è russo, ma dopo l’esperienza della guerra energetica con Kiev, la Russia non ha alcuna intenzione di ingaggiarne un’altra. Propio ieri Kiev ha dichiarato di non comprare più gas dalla Russia, lo prenderà infatti dalla Slovacchia che a sua volta lo prende dalla Russia. L’arma del metano, utilizzata come centro della strategia di potenza russa, ha perso la sua capacità di condizionamento nelle scelte internazionali. Putin sa bene che altre sanzioni economiche farebbero ripiombare la Russia in quell’isolamento dal quale proprio in questi giorni stava uscendo.
La Siria è uno scenario che sembra complicarsi ogni giorno, la Russia combatte l’ISIS appoggiando Assad, la Nato combatte l’Isis cercando di armare e difendere svariati gruppi ribelli che combattono contro Assad. Le formazioni, in molte zone del Paese si confrontano quotidianamente in una guerra di posizione che può diventare estenuante. Le Brigate Turcomanne, appoggiate dalla Turchia, combattono l’Isis e contemporaneamente le forze militari di Assad che sono appoggiate dai Russi; la stessa situazione si vive con i Kurdi.
Il pericolo di ritrovarsi nuovamente a doversi confrontare con un evento che vede un paese NATO attaccare o attaccato dalle forze militari russe è molto probabile. L’unica via d’uscita è quella di riuscire a trovare una via diplomatica che riesca a mettere insieme una coalizione larga e con uno scopo ben definito. L’Isis in questo scenario può godere delle divisioni e delle lotte che si aprono in quel fronte internazionale che dovrebbe contrapporsi alla loro azione militare in Siria ma che, in realtà, rischia di indebolire tutti gli altri attori in lotta rendendo così la situazione favorevole ai guerriglieri del Califfo.