LA DIGNITÀ PRIMA DI TUTTO
Ho sempre considerato il partito in cui milito, il partito per il quale spendo la mia passione, il mio impegno, il mio tempo e le mie energie, senza alcuna prebenda ed alcun rientro economico, come una casa, una famiglia, un luogo in cui confrontarmi, anche aspramente, ma sempre nella maniera civile e leale che sta alla base della dignità di ciò che chiamo politica.
Purtroppo, dopo le scene squallide dell’ultima Assemblea provinciale, devo constatare che non riconosco più nel Partito Democratico irpino quella casa. Lo spettacolo offerto a Capriglia è un abominio, un funerale di ciò che il più grande partito politico del Paese dovrebbe essere, la fine di un sogno democratico, di un contenitore che potesse tenere insieme le due grandi famiglie della storia politica di massa.
All’Hotel Cappuccino è andato in onda un film orrendo, un cinepanettone del tipo “Natale a Capriglia”.
In questi anni, abbiamo permesso ad alcuni personaggi, che di democratico nulla hanno, di diventare azionisti di maggioranza del partito, siamo rimasti inermi durante l’ultimo congresso davanti a chi questo partito lo voleva comprare, raggiungendo un ottimo risultato in termini di tessere che però non si è mai tradotto in partecipazione. Molti dei volti che ieri giravano per quella sala non si erano mai visti, molte voci che ieri hanno urlato e minacciato non si erano mai sentite, molti di quelli che ieri hanno votato non hanno mai messo la croce sul nostro simbolo.
Ormai è tardi per capire di chi sia la colpa, ormai è tardi per dire cosa avrebbe dovuto fare il Segretario, ormai è tardi anche per richiamarsi alla responsabilità di chi riveste ruoli istituzionali. Ridiamo il partito ai militanti, ridiamo il partito alla politica, ridiamo prospettiva ad un pensiero, ad un progetto, ad un’idea, smettiamola di parlare di noi stessi, smettiamola di dare spazio a chi cerca solo di soddisfare i propri interessi e le proprie velleità personali.
Non sono solito mischiare il lato personale con quello politico, credo fermamente che le due cose debbano essere nettamente separate, però ieri sera un evento mi ha scosso in maniera così profonda da farmi cambiare la visone che avevo di questo Partito e della sua Comunità.
Alla fine dello spoglio, quando ormai i giochi si erano compiuti, quando era chiaro che la sfiducia non era passata, quando dall’urna erano già uscite le due schede bianche, quando oramai era sotto gli occhi di tutti che il PD provinciale si era lacerato senza raggiungere alcun risultato, mi avviavo stanco, per le cinque ore e mezza passate ad attendere, verso l’uscita pronto a rientrare a casa. A quel punto, un tizio con la sua congrega di picciotti, che mai avevo avuto il piacere né di conoscere, né di vedere a nessuno degli incontri del nostro partito negli ultimi anni, ma che stranamente avevano la delega appesa al collo, mi si parano davanti e con fare minaccioso mi additano come traditore e alla mia reazione stupita rispondono con urla e minacce incitandomi ad uscire dalla sala.
Ora partendo dal presupposto che ognuno può votare ciò che vuole e ne risponde con la sua coscienza e con la sua storia politica, io, forse per costituzione mentale e per formazione politica, reputo questo atteggiamento incompatibile con il mondo del Partito Democratico. Le minacce non si sono trasformate in azioni fisiche solo grazie all’intervento di alcuni delegati, purtroppo però la violenza è stata reiterata all’uscita dalla sala, mentre mi recavo verso la macchina, che mi avrebbe dovuto riportare a casa dopo un viaggio di 70 km. Naturalmente i “signori” in questione neanche sapevano chi fossi, nulla sapevano della mia storia e della mia coerenza politica grazie alla quale non ho bisogno di dover dimostrare nulla.
Mi chiedo e vi chiedo cosa ci fanno determinati personaggi nel nostro partito? Può la nostra comunità essere oggetto di una tale chiusura mentale? Può un militante che da anni con dedizione e solo per passione fa politica per il Partito, dover sopportare le prepotenze di chi questo partito neanche lo conosce, sicuramente non lo vota e che però pretende di prendere decisioni cruciali sul suo futuro?
La questione è chiara, il giorno in cui il nostro partito si è piegato al consenso, il giorno in cui chiunque sia capace di avere un risultato elettorale anche solo mediocre, non importa come, tramite quali clientele e attraverso quali loschi giri, in quello stesso momento la comunità democratica, quella vera, quella che sogna un partito strumento di chi ha il coraggio di sognare, progettare e lottare, è stata ingannata. Il giorno in cui si è data la possibilità a chi fa politica solo spinto dall’ambizione personale di entrare nel PD e di diventarne dirigente, si è lesa la dignità politica ed umana di tutti i militanti.
Mi dispiace di aver espresso il mio sfogo, mi dispiace di aver mischiato il personale con il pubblico, ma la dignità di una persona è sacra e la mia non può essere offesa, non lo potrei accettare, men che meno può essere offesa quella dell’intera comunità democratica. Purtroppo ieri a Capriglia non solo è stata offesa la mia dignità personale da alcuni personaggi che stento a qualificare nell’ambito politico, ma è stata offesa la dignità di tutti i democratici per il clima, le urla, la mancanza totale di gestione e di condivisione in un’Assemblea alla quale andrebbe restituito il suo valore politico, la sua serietà ed il suo ruolo sacro di rappresentanza di quel mondo di militanti che oggi più che mai deve tornare protagonista.
Claudio Mazzone