LA LIBIA RINASCE, INIZIA UNA NUOVA FASE

Ieri a Skhirat, in Marocco, si è raggiunto un accordo che è l’inizio di un percorso che dovrebbe portare alla realizzazione di una nuova Libia, un Paese che dopo 4 anni di guerra civile è allo stremo, dove la produzione di petrolio è scesa ai minimi storici e sul quale le mire dell’Isis si fanno sempre più pressanti. Eppure la situazione è tutt’altro che semplice, s si pensa che solo nella zona di Tripoli si contano almeno 52 milizie, spesso nate dall’alleanza tra gruppi politici e gruppi criminali, contrabbandieri, trafficanti di droga e di uomini, che nulla hanno a che fare con la questione politica e con le diatribe tribali, e soprattutto nulla hanno da guadagnare dalla fine del conflitto e dalla creazione di un’entità statuale forte che una volta riacquistato il controllo del territorio avrebbe il compito di limitare e se non addirittura cancellare, il loro sistema di business.

Eppure ieri in Marocco la conclusione degli accordi è stata salutata dal giubilo dei negoziatori, a firmare l’accordo non vi erano certo tutte le componenti in conflitto però il passo più importante, quello verso una distensione tra i gruppi più numerosi è stato fatto. Infatti a siglare l’accordo sono stati il vice del Congresso Nazionale Generale di Tripoli, Saleh Makhzoum, ed il deputato del Parlamento di Tobruk, Emhamed Shaib.

L’intesa scritta dall’Onu prevede la nomina di un Primo Ministro unico, che dovrebbe essere Faiz Siraj, deputato del parlamento di Trobuk ma proveniente da Tripoli, al quale andranno affiancati tre vice uno in rappresentanza della Tripolitania, uno della Cirenaica e l’altro del Fezzan. I vice avranno il diritto di veto su tutte le decisioni e quindi il Consiglio di Presidenza dovrà decidere all’unanimità tutte le questioni, questo elemento non faciliterà di sicuro il processo e non lo renderà veloce ed indolore ma di contro permette ad ogni realtà tribale di sentirsi parte integrante ed assicura ad ogni fazione lo stesso peso, evitando la prevaricazione di una sulla altre, è stato quindi garantito la partecipazione vera ad ogni attore in gioco. Il nuovo Parlamento Libico sarà composto da 192 membri, di cui 40 provenienti da Tripoli, e dovrà decidere a maggioranza qualificata con un minimo di 150 voti.

I compiti affidati a questo nuovo governo di transizione non sono semplici ed il percorso è ancora lunghissimo se solo si pensa che bisognerà unificare le milizie e creare un unico comando militare il che comporterà trattative delicate e difficili in un Paese che ha visto nella continua moltiplicazione dei gruppi militari l’incubo di una guerra che sembrava, fino a ieri interminabile.

Martin Kobler, inviato ONU per la ha affidato al suo profilo Twitter il commento, premurandosi di lasciare aperto il processo di pace anche a chi ieri non era presente. <<Le porte restano aperte anche per quelli che non erano presenti. Il nuovo governo si deve muovere urgentemente per rispondere alle preoccupazioni di chi si sente marginalizzato.>>

La paura dei negoziatori è infatti tutta racchiusa che gli sforzi fin qui fatti, vengano vanificati da una marginalizzazione di gruppi che se non coinvolti potrebbero rappresentare un vero e proprio ostacolo alla pace e diventare un possibile alleato per tutti coloro che puntano sul fallimento di un accordo, primo fra tutti l’Isis che avrebbe fatto della Libia una testa di ponte nel mediterraneo, ma anche da tutti quei gruppi criminali che sull’instabilità libica hanno creato delle vere e proprie fortune utilizzando la mancanza di controllo del territorio, l’inesistenza di un’entità statuale reale, per poter creare nuove rotte del contrabbando internazionale.

L’Italia vive questi accordi come un successo della sua diplomazia, il ruolo svolto dal corpo diplomatico italiano e dal nostro Ministro degli esteri è stato infatti centrale per riuscire a trovare una via d’uscita seria alla crisi che aveva messo in ginocchio questo Paese importante anche in un’ottica di interessi economici e strategici dell’Italia. Matteo Renzi ha infatti subito dichiarato che quello di Skhirat è <<un ottimo inizio>>, il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha voluto sottolineare l’importanza di questo inizio dichiarando che quello sulla Libia è <<un accordo importante contro la furia oscurantista>>, Paolo Gentiloni, Ministro degli Esteri, ha descritto quello di ieri come <<un giorno di speranza>> ed infine la Mogherini ha esaltato il <<lavoro diplomatico della comunità internazionale, dell’Europa e dell’Italia porta a risultati>>.

Ora toccherà al generale italiano Paolo Serra, consigliere militare dell’ONU per la Libia e già a capo della missione in Libano, gestire la missione internazionale che avrà come compiti principali quelli di addestrare polizia ed esercito, gestire la sicurezza interna del Paese e proteggere la missione ONU. Una sfida che si prospetta dura e difficile che potrebbe anche non rilevarsi un successo.

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