LA POLITICA TORNI A SOGNARE

Il voto spagnolo ha palesato la fine di un sistema che in occidente ha da sempre contraddistinto le democrazie mature, quel sistema politico fondato su due partiti che si contendono la leadership di un paese e si alternano alla guida dei governi con assidua continuità. La fine di questo sistema è iniziata a rendersi chiara e lampante quando nel Regno Unito, Paese dove l’alternanza tra labour e conservatori non aveva lasciato mai spazio a nuove realtà politiche, lo Ukip, formazione xenofoba, nell’ottobre del 2014 è riuscita ad ottenere alcuni seggi in parlamento. La novità si è poi resa ancora più vistosa con le elezioni negli altri Paesi europei, con una Francia che ha visto la crescita enorme del Front National tenuto fuori dalle istituzioni solo grazie ad un sistema che prevede un secondo turno al quale, l’alleanza tra socialisti e repubblicani ha permesso ai repubblicani di salvare le regioni nelle quali FN era ormai la prima forza.

Questa crisi dei sistemi bipolari è una rivelazione di una politica che ha subito negli ultimi decenni una sterzata enorme cadendo preda dell’abbrutimento culturale che la società globale sta vivendo da decenni. In questa realtà sempre più superficiale, in una società dove i confini tra le posizioni politiche sono stati ridotti a veri e propri colabrodo, dove non esistono più differenze marcate tra idee diverse di sviluppo e di società, dove alla base dei partiti politici non esiste più un sogno diverso di convivenza tra le persone, è diventato difficile distinguere tra le parti in gioco. Troppo spesso e troppo frequentemente ci si è trovati a non riuscire più a distinguere una parte dall’altra, troppe volte i partiti che avrebbero dovuto avere visioni ed idee diametralmente opposte si sono ritrovati ad accettare in maniera prona i dettami economici di una dottrina politico-economica che ha spinto tutto il sistema occidentale verso una crisi che solo negli ultimi anni ha assunto i connotati della crisi economica, ma che da decenni ha condotto la società globale ad un abbrutimento culturale dal quale sembra impossibile uscire.

Mentre la politica accettava come un dato di natura la fuga verso la liberalizzazione dei mercati su scala globale che produceva l’espansione inarrestabile della finanza, di quel concetto antieconomico e antisociale dei soldi che producono soldi, mentre i Paesi occidentali correvano in maniera sfrenata verso una deindustrializzazione che sembrava convincere tutti che la produzione era diventata un processo marginale dell’economia, le persone si sono rinchiuse nelle loro solitudini digitali, hanno cancellato i luoghi di aggregazione, hanno eliminato la condivisione, hanno tralasciato quelle strutture organizzative della vita sociale, come i partiti, che erano alla base del sistema partecipativo della democrazia rappresentativa. Il mondo si è trasformato in un grande ed unico mercato del lavoro che ha visto il ritorno ad un sistema sociale ottocentesco, con una divisione netta tra capitale e lavoro, con lo schiacciamento del lavoro che ha generato la perdita di diritti acquisiti e l’impoverimento di una parte sempre più larga della società.

A questa nuova situazione la popolazione ha reagito seguendo la paura; la sinistra, quei partiti politici e quei movimenti che nel secolo scorso avevano affrontato battaglie lunghe e sopportato sacrifici enormi anche in termini di sangue, non sono stati più capaci di intercettare quel malcontento e trasformarlo nella speranza di un mondo diverso, in questa assenza i movimenti populisti, quelli dell’estrema destra, quelli che fanno leva sulle paure e sui drammi hanno iniziato ad espandersi e guadagnare terreno.

Siamo davanti ad una crisi chiara e lampante della società per come l’abbiamo conosciuta, per come d decenni l’abbiamo vissuta, siamo nel pieno di un vento di odio e paura che preannuncia tempeste proprio nel cuore di quell’occidente che per anni ha rappresentato la culla di quella democrazia rappresentativa che è fondata sulle libertà e sul rispetto dell’individuo.

Gli attentati di Parigi, l’avanzata dei movimenti xenofobi, antislam, antisemiti, razzisti, antieuro e contro l’immigrazione, i fenomeni alla Grillo e alla Trump, i venti di fascismo che arrivano dalla Francia del Front National o dalla Romania di Orban, lo Ukip inglese e Podemos in Spagna, i muri che ricominciano a sorgere sui confini, la riscoperta della paura dell’altro in una società che sembrava essere diventata davvero plurale, sono tutte manifestazioni dello stesso fenomeno. La politica, quella vera, quella che guida le masse e che non si fa guidare da queste, quella che costruisce nuovi sistemi, quella che con coraggio ed intelligenza riflette ed elabora nuovi mondi possibili, quella che sogna e che disegna un futuro migliore, è scomparsa. La politica, quella vera, quella che coinvolge e affronta le lotte è stata lentamente ed inesorabilmente sostituita da una politica debole, che ha lasciato il primato alla teoria economica, che ha abdicato al suo ruolo di guida per farsi pilotare dagli umori di popoli inquieti e spaventati. 

Il pericolo che la nostra società sta vivendo è enorme, il ritorno di un pensiero che ci liberi da questo indistinto è un’esigenza per la quale è arrivato il momento di intraprendere una battaglia culturale vera, profonda che riesca a mettere in crisi il sistema capitalistico alle sue fondamenta per riscoprire nuovi modi e nuovi sogni. La politica torni a sognare, solo il sogno può ridare dignità e valore ad un sistema democratico che sembra essersi accartocciato su se stesso.

 

Claudio Mazzone

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