QUARTO DIBATTITO TELEVISIVO PER I CANDIDATI DEL PARTITO REPUBBLICANO: NIENTE DI NUOVO

Nessun colpo di scena, i giornalisti della FOX, Maria Bartiromo, Neil Cavuto ed il direttore del Wall Strett Journal, hanno addirittura ricevuto i complimenti dai candidati, il che naturalmente non è affatto una cosa della quale potranno andare fieri. Anche sulla questione che ha tenuto banco su tutti i media americani, portata alla luce dal sito di informazione Politico, le bugie che il candidato outsider, il neurochirurgo prestato alla politica Ben Carson, il quale aveva mentito sulla sua ammissione all’accademia militare di West Point, i giornalisti sono stati così accomodanti da far spiegare al candidato la sua verità senza cercare di scavarepiù fondo.

Un dibattito che avrebbe dovuto avere come tema principale l’economia ma che si è allargato toccando i temi dell’immigrazione e del libero scambio.

La cosa chiara è che i due outsider iniziano a perdere colpi, Carson naturalmente dopo una settimana sotto gli occhi dell’opinione pubblica per una bugia colossale, ha ridotto le sue già poche possibilità di arrivare fino in fondo in questa competizione, mentre Donald Trump sembra molto meno energico e meno brillante. Punta ancora una volta su i suoi cavalli di battaglia, sull’immigrazione propone il rimpatrio forzato di 11 milioni di immigrati, andando però a toccare un tasto che sicuramente gli procura l’appoggio dell’ala più estrema e xenofoba del partito quella che fa riferimento al tea party che per ora ha il suo candidato Ted Cruz ma che se non dovesse arrivare in fondo si troverebbe benissimo anche ad appoggiare Trump, ma che potrebbe nuocere per una vittoria alle presidenziali per il Partito Repubblicano. Le minoranze etniche oggi contano moltissimo nelle elezioni e gli ispanici, i primi ad essere attaccati da Trump, muovono voti che potrebbero essere decisivi per conquistare la Casa Bianca.

Riprendono slancio i candidati più tradizionali, perché se è vero che sulla visione economica generale repubblicana, cioè taglio di tasse e riduzione della spesa pubblica, sono tutti d’accordo, sugli argomenti più caldi i candidati se le danno di santa ragione.

Joh Kasich, repubblicano moderato, governatore dell’Ohio, sull’immigrazione vuole segnare la distanza che lo separa da Trump, “Trump vuole deportare 11 milioni di immigrati clandestini? Questo è un discorso ridicolo, questo non è un linguaggio da adulti.

Ma è sulla spesa militare e sul ruolo che gli USA dovranno avere sullo scacchiere globale che si scatena un po’ di bagarre.

Jeb Bush attacca Trump frontalmente, cercando di ridicolizzare il candidato che è in vantaggio nei sondaggi: “Donald ha torto ad appoggiare Putin in Siria, lui crede di giocare a monopoli

Rand Paul, candidato dell’ala liberista radicale del Partito Repubblicano che vanta una buona preparazione economica, attacca tutti ma soprattuto Rubio, il senatore della Florida, sulle spese militare chiedendosi retoricamente “come potete definirvi Repubblicani se tutti volete aumentare la spesa militare che fa lievitare il deficit e che ci porterà alla bancarotta

Marco Rubio a questa accusa ha risposto con decisa fermezza dicendosi sicuro sul fatto che ” Il mondo è più sicuro fino a quando gli USA saranno la maggiore potenza militare.” e ha concluso accusando Rand Paul di isolazionismo.

Comunque niente di nuovo, un dibattito poco interessante e che non ha spostato molto, l’unico effetto che ha sortito è stato quello di mostrare un Trump molto meno smagliante, molto più seccato di questo confronto da reality e che inizia a perdere colpi ma che purtroppo sembra ancora in vantaggio, continuando a parlare alla pancia del popolo repubblicano e solleticando quei sentimenti xenofobi e isolazionisti che speriamo siano sempre minoranza in un’elezione che ha un’importanza cruciale per i destini del mondo

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